Grossa novità sui controlli del Fisco: perché ora può intervenire anche l’Agenzia delle entrate.
La lotta all’evasione fiscale è di lunga data. Le istituzioni hanno tentato varie strade: aggravamento delle sanzioni, premi quali il Cashback per le operazioni digitali, ravvedimento operoso ed altri. In generale si sta puntando sul rafforzamento del digitale quale strumento di pagamento o di spostamento del denaro, di modo che ogni transazione sia tracciabile e riconducibile agli attori in gioco.
Con un doppio vantaggio: contrastare l’evasione fiscale e ridurre il riciclaggio di denaro proveniente da commerci illeciti. L’Agenzia delle Entrate spesso si muove su terreni scivolosi. La trasformazione in digitale delle informazione, e la tecnologia avanzata in possesso della Pubblica Amministrazione consente oramai di incastrare i dati a disposizione dei vari enti pubblici, così da mettere in luce eventuali irregolarità finanziarie. Tuttavia non è così semplice.
La tutela della privacy è un diritto di ogni cittadino, e senza denunce adeguate non sempre i dati possono circolare così facilmente. Ecco perché sono necessarie delle sentenze della Corte di Cassazione, che definiscano i limiti entro cui l’ente può muoversi. Dal 2025 cambiano le regole in tema di accertamenti fiscali.
Se l’Agenzia delle Entrate punta il faro su un contribuente e apre la cartelle degli accertamenti, può investigare anche sui conti ed i beni dei familiari stretti. Lo ha decretato di recente una sentenza apposita della Corte di Cassazione. Facendo un passo indietro, si parte dai poteri di accertamento dell’amministrazione fiscale.
A norma di legge, l’Agenzia delle Entrate che deve verificare una sospetta irregolarità può avere accesso a tutte le transazioni bancarie e fiscali, e considerare rilevante ognuna di esse. A meno che il contribuente stesso non dimostri l’irrilevanza di ogni transazione ai fini delle verifiche fiscali. Con questi dati alla mano, l’Agenzia delle Entrate può incrociare i dati con la dichiarazione dei redditi e verificare se ci sono state omissioni che possano fondare una base per il reato di evasione fiscale.
Finora questa procedura di accertamento si limitava ai beni ed ai conti correnti bancari del contribuente stesso. Con la sentenza, il range di verifica può essere allargato anche ai conti ed ai beni di coniuge e figli. Non è inusuale che vengano spostate somme di denaro da un conto corrente ad un altro per pagare meno tasse.
Ed in questo modo non sarà più così facile. In ogni caso questo tipo di controllo deve essere motivato. Può essere effettuato nel caso in cui i soggetti appartengano alla stessa sfera economica, e ci sia un’ingiustificata capacità finanziaria ad esempio di un figlio o di un coniuge. In qualche modo devono accendersi delle spie perché l’accertamento possa avere luogo anche sui beni di parenti stretti.
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