Proposta nel 1930 da Wolfang Pauli, uno dei padri della fisica moderna, per spiegare un’apparente violazione della conservazione dell’energia nel decadimento dei raggi beta, la particella prese il nome con cui oggi la indichiamo, solo tre anni dopo. Neutrino, così la battezzò infatti il nostro Enrico Fermi. Il nome ci dice che è si tratta di una particella neutra, cioè che non ha carica elettrica, e che la sua massa è molto piccola. Ci sono voluti 26 anni perché il neutrino fosse sperimentalmente osservato. Questa osservazione valse, seppure 40 anni dopo, nel 1966 il premio Nobel per la Fisica ai suoi scopritori, i fisici Conwan e Reines.
Intanto negli anni ’60 si era sviluppato il Modello Standard, il modello che descrive la materia e le interazioni cui essa è soggetta, e il neutrino si era saldamente conquistato un posto nella tabella delle particelle elementari. Anzi di neutrini ne vennero ipotizzati (e successivamente scoperti) tre, uno per ognuna delle famiglie di particelle richieste dal Modello Standard. Al neutrino elettronico, (quello del decadimento beta ipotizzato da Pauli) si aggiunsero il neutrino muonico e poi quello tauonico. I nomi che i fisici danno alle loro particelle sono spesso ruvidi e difficili da ricordare. Qui i nomi svelano che, come il neutrino ipotizzato da Pauli è uno dei prodotti del decadimento dell’elettrone, i suoi due cugini sono presenti nei decadimenti delle particelle muone e tau.
Una inarrestabile “pioggia” di neutrini investe la Terra da miliardi di anni. Prodotti dal nostro Sole, dalle altre stelle e dall’impatto dei raggi cosmici nella nostra atmosfera, circa 60 miliardi di neutrini al minuto traversano ogni centimetro quadrato del nostro corpo. Essi interagiscono molto poco con la materia che attraversano, tanto che traversano tutto il sistema solare e la terra da parte a parte, praticamente senza colpo ferire (buon per noi e per la nostra salute). Per questo i neutrini sono stati a lungo considerati, ipotesi successivamente abbandonata, possibili candidati per la soluzione di uno dei maggiori enigmi irrisolti della fisica moderna, quello della materia oscura (*) Tempo fa i neutrini sono stati anche accusati di viaggiare a velocità maggiore di quella della luce nel vuoto. Troppa grazia. Albert si è rigirato nella tomba, non se ne è fatto più nulla e tutto si è concluso con una sonora smentita (**).
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Sappiamo tutti cosa succede quando spingiamo un bambino su una altalena.
Come il pendolo di un orologio, l'oscillazione va, per quanto possibile, in una
direzione, quindi ritorna verso l'altro lato poi dietro nuovamente, continuando
questo movimento, avanti e indietro, per un lungo tempo. Queste oscillazioni,
o cambiamenti periodici da uno stato all'altro e viceversa, sono molto comuni
in natura. Liberando la fantasia potremmo dire che Clark Kent oscilla nel suo
alter ego Superman e poi di nuovo a Clark Kent. Il neutrino oscilla tra i suoi
stati elettronico, muonico e tauonico con un tempo di oscillazione dipendente
dalla sua energia.
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Ma veniamo al problema della massa. Il Modello Standar assume che i neutrini abbiano, come il fotone, massa nulla. L’ipotesi che i neutrini potessero avere una, seppur infinitesima massa, venne avanzata dal fisico italiano Pontecorvo, già negli anni 50. Tutti i tentativi di misurarla sono falliti ma l’idea di Pontecorvo è tornata attuale quando lo studio dei neutrini solari ha mostrato un’anomalia tra il flusso di neutrini elettrone provenienti dal nostro sole e i valori previsti dalla teoria che descrive l’attività delle stelle. Se i neutrini hanno una massa, quantunque piccola, essi si trasformano l'uno nell'altro periodicamente nel tempo tramite un processo quantistico detto oscillazione. Questa oscillazione, questa danza tra i vari tipi di neutrino, spiega quindi la anomalia osservata.
I fisici dell’esperimento T2K - una collaborazione internazionale composta da più di 400 fisici provenienti da 11 paesi di 3 continenti - a cui l’Italia contribuisce con i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, hanno oggi annunciato (***) di avere osservato la trasformazione di neutrini muonici in neutrini elettronici. Un fascio di neutrini muonici prodotto nei laboratorio J-Park a Tokai sulla costa orientale del Giappone viene diretto verso il laboratorio di Super Kamiokande a 275 km sulla costa occidentale. La distanza tra i due laboratori è tale da ottimizzare la probabilità che il neutrino muonico si presenti nel rivelatore posto a 275 km di distanza come un neutrino elettronico. E’ la prima volta che tale oscillazione viene osservata. Un risultato di grande importanza nella definizione degli aspetti ancora insoluti del Modello Standard, un altro passo verso la completa definizione del modello in attesa del prossimo cambio di paradigma scientifico.(flf)
Per saperne di più:
(*) - http://www.esplica.it/home/educational/brevi-notizie-di-scienza/184-la-materia-oscura-fa-le-bizze
- http://www.esplica.it/home/educational/brevi-notizie-di-scienza/179-la-materia-oscura-e-attorno-a-noi
(**)
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=164861163630471&id=145597725474432&comment_id=444893&offset=0&total_comments=4
(***) -
http://scienzapertutti.lnf.infn.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1765:da-tokai-a-kamioka-inseguendo-i-neutrini&catid=663&Itemid=497
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